Testimonianza: Massimo

 Arrivo da una famiglia di cattolici non praticanti, non mi sono mai interessato della religione: solo quando sono stato costretto nel periodo in cui sono stato in collegio. 

La mia vita cambia nel momento in cui mi sposo e dopo cinque anni mia moglie si converte al Signore. 

Non ho condiviso questa sua scelta e osteggio mia moglie per circa due anni in cui viviamo numerosi attriti perché preferivo restare nelle tradizioni che non mi impegnavano e mi facevano comodo. 

Dopo otto anni si converte anche mia figlia quindi in casa siamo due contro uno: cominciavo a sentirmi in minoranza. 

Nel 1997 arriva a Valmadrera Mimmo Caramia con la sua famiglia e in casa sua nasce la prima Chiesa in Brianza formata da poche famiglie: io ero definito simpatizzante perché frequentavo raramente, ma con occhio attento e orecchie tese! 

Nel mio percorso le famiglie presenti contribuiscono molto per la mia conversione! 

Poco tempo dopo si converte chi diventerà il mio futuro genero: iniziai a pensare che si trattava di una malattia…ah ah ah, scherzo ovviamente; comunque siamo 3 a 1. 

Arriviamo al 2001, mia figlia si sposa e mia moglie rimanendo sola, strategicamente trova l’espediente per convincermi ad accompagnarla tutte le domeniche al Culto……e ci riesce! 

Nel 2003 inizio gli studi Biblici con Mimmo e una sera tornando a casa: sento la necessità di inginocchiarmi per pregare e accetto Gesù come mio Salvatore e Signore. 

Nel 2011 decido di ubbidire al Signore con il comandamento del Battesimo. D’ora in poi voglio continuare ad ubbidirlo in tutto quello che Lui mi farà conoscere attraverso gli studi Biblici che intendo continuare a portare avanti per fare la Sua volontà. 

Per aiutarmi a portare avanti questa promessa di fare la sua volontà, Dio nell’inverno del 2017 permette dei cambiamenti nella mia vita! Nei primi mesi freddi di quell’anno inizio ad accusare una tosse fastidiosa, che trattai con aerosol, sciroppi e quant’altro che mi davano un sollievo momentaneo, ma che dopo alcune settimane ritornava puntuale. 

Questo andare e ritornare va avanti sino a quando da tosse diventa anche affanno e fatica a respirare. I primi di giugno, un sabato dovevo andare con mia moglie al compleanno di Mario: quel giorno sto male e non posso partecipare a questa festa. Mia moglie è abbastanza infastidita da questo perché non avrebbe voluto andare da sola e mi stimola ad andare lo stesso con lei. Non aveva capito che stavo male, infatti per farle capire le dico che lunedì sarei andato al pronto soccorso perché stavo veramente male. Rassegnata, va al compleanno da sola dicendomi che per qualsiasi bisogno avrei dovuto chiamarla e sarebbe tornata subito! Il lunedì mattina non vado al pronto soccorso, ma con mia moglie andiamo dalla nostra dottoressa ormai quasi consapevole che non poteva essere solo una banalità di stagione con ricadute. 

Subito durante la visita ascoltandomi il respiro con lo stetoscopio, carpisco una smorfia sul volto della Dottoressa che, lei prontamente normalizza ridistendendo il suo volto che un attimo prima si era corrucciato. Mi tranquillizza dicendomi di fare subito una lastra al torace perché sentiva che le mie prime vie aeree erano molto chiuse, aggiunge che con questo intasamento si meravigliva come io potessi respirare di notte e mi da una cura a base di antibiotici e cortisone! 

Il mattino seguente ci rechiamo immediatamente per eseguire la lastra con urgenza. Ritorniamo la settimana dopo con i risultati della lastra. Io e mia moglie avevamo già visto che qualcosa non andava per niente bene, ma non anticipiamo i tempi anche perché forse involontariamente preferivamo credere che non era niente di grave. La dottoressa dopo aver guardato la lastra comincia a scrivere tutta una seria di esami da fare: la prima in precedenza a tutte una T.A.C. ai polmoni. Mia moglie la settimana successiva doveva partire con i miei nipoti e tanti bambini della Chiesa a un campo estivo evangelico e chiede alla dottoressa se era il caso che partisse. La dottoressa per sdrammatizzare la situazione disse a mia moglie di partire tranquillamente. Prima della partenza di mia moglie faccio la T.A.C che ritiriamo al suo ritorno. Con gli esiti della tac e l’aiuto di un credente che lavora in ospedale prendiamo per accelerare i tempi un appuntamento privato con il primario di chirurgia di Lecco. 

Con la T.A.C ci rechiamo il giorno della visita fissata in reparto a Lecco con il Primario di chirurgia toracica e oncologica. Il chirurgo ci fa accomodare davanti alla sua scrivania e con lo schermo del monitor girato verso di lui comincia ad analizzare i vari punti luminosi che venivano evidenziati dall’esame. Scruta silenziosamente per alcuni minuti e alla fine della sua valutazione gira lo schermo del pc verso noi, facendoci notare tutti i punti che erano stati evidenziati dall’esame che risultano come dei puntini luminosi molto estesi a tutte e due i polmoni. 

Il primario ci dice di guardare lo schermo e ci spiega che quello che vediamo sono i miei polmoni e che tutti quei puntini luminosi, più una grossa lesione a destra di circa 17mm, sono la conferma di quello che mi stava accadendo. Non mi formula alcuna diagnosi precisa, ma continua dicendo che quanto vede non è operabile, per cui solo dopo il ricovero e la diagnosi si possono intraprendere le cure che il protocollo prevede. Io e mia moglie capiamo subito anche quello che lui non ci dice esplicitamente: era un tumore non operabile! Lei ha capito? Mi chiede il primario! Io e mia moglie rispondiamo che abbiamo capito e la mia domanda è: ”Quanti mesi ho ancora di vita?” 

La risposta immediata del Primario è stata un po’ vaga: al momento non si poteva parlare ancora di mesi o altro ma tutto doveva essere approfondito. Ci fa comunque un discorso un po’ astratto sul fatto che ero “sfortunato” e che mi è capitata questa situazione! 

A questa affermazione mia moglie prontamente dice: 

NO, questa non è sfortuna ma Dio sta permettendo questo nella nostra vita perché coopera al nostro bene, quindi noi lo accettiamo da parte Sua. 

Per la seconda volta mi chiede se ho capito e io allora gli rispondo che non ho nessun timore e che avevo già messo tutta la mia situazione nelle mani di Dio, di conseguenza se lui (il primario) non ci vedeva affranti, disperati e persi di fronte ad una prova così pesante; è perché confido in Dio, di conseguenza non ho alcun timore. 

Ci guardava stupito, ma non aggiunse altro alle nostre affermazioni. Solo ci disse che eravamo liberi di scegliere l’ospedale in cui fare gli ulteriori esami e le eventuali cure. Se avessimo scelto Lecco lui ci avrebbe accelerato il ricovero nel day ospital per tutti gli esami del caso. 

Quel giorno è un giovedì e finita la visita andiamo alla riunione di preghiera un po’ frastornati, avvisiamo i fratelli e le sorelle di questa nuova situazione. Finita la riunione andiamo a casa e di notte parliamo, piangiamo, facciamo progetti futuri nel caso di una mia morte imminente, ormai pensavo che entro quattro – cinque mesi me ne sarei andato. Eravamo nonostante tutto tranquilli nel Signore! Sia io che mia moglie abbiamo accettato da quella notte qualsiasi cosa Dio avesse predisposto per noi, anche la mia morte fisica! Questa accettazione della volontà di Dio nella nostra vita qualunque essa fosse ci ha aiutato tantissimo. Siamo veramente sicuri che tutto coopera al nostro bene come dice Dio in Romani 8:28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. Con questa certezza nel cuore data dalle promesse di Dio ci addormentiamo! 

Iniziamo quindi questo nuovo percorso di vita e insieme a mia moglie decidiamo di fare tutti gli esami e le eventuali cure a Lecco! Il chirurgo ci aveva già prescritto subito una broncoscopia ed eventualmente a seguire prelievo del midollo. Dopo la prima broncoscopia con risultati negativi mi fanno un’altra broncoscopia con la speranza di avere un altro risultato, ma anche questa risulta negativa: siamo punto a capo. Facciamo anche la PET che era l’unico esame che dava risultati evidenti di anomalie importanti, ma senza una biopsia polmonare non si poteva essere sicuri di che tipo di tumore o cancro si trattasse. 

Il 10 di agosto del 2017 mi ricovero alla ricerca di una diagnosi certa, mi preparano per una biopsia polmonare che consiste in una TAC teleguidata con cui mi avrebbero prelevato con un lungo e grosso ago una piccola parte di polmone. Durante il monitoraggio della macchina prima che entrassero con l’ago si fermarono perché la lesione presa di mira per il prelievo si era dissolta! Non c’era più niente, non risultava alcuna malattia. 

I dottori mi fanno entrare in via del tutto eccezionale dentro nella sala monitor della tac e mi mostrano che non c’è niente da prelevare: la lesione non c’è più. Dopo questa loro affermazione li informai che quella mattina stessa tantissimi cristiani pregavano in diverse regioni d’Italia per la mia malattia. Di conseguenza Dio quella mattina si è voluto manifestare. Mi hanno guardato con un sorriso senza aggiungere alcuna parola, ma solo annuendo. 

Mi rispediscono in reparto, ma non ci resto neanche cinque minuti: mi riprendono e mi portano in sala ecografia, per controllare come mai tutto fosse veramente sparito. In sala ecografia cominciano a monitorarmi con gel ovunque e con un aggeggio che sembrava un ferro da stiro: mi schiacciavano in ogni punto del corpo e nel frattempo tramite cellulare aggiornavano il primario in tempo reale. 

Io sentivo tutte le loro conversazioni, essendo il cellulare del dottore che parlava molto vicino al mio orecchio: il primario diceva che non potevano fidarsi di esami fatti in altri ospedali ma per precisione e per non sbagliare gli esami dovevano essere stati fatti a Lecco . Viene assicurato che gli esami erano stati fatti tutti a Lecco quindi non ci potevano essere errori. 

Mi riportano in reparto allibiti: trovo mia moglie, gli racconto tutto e anche lei sbalordita non sa che dire. Nel frattempo arriva l’oncologa del reparto molto seccata per il fatto che lei non aveva la sua diagnosi e non sapeva quindi come curarmi. Decidono di mandarmi a casa il 14 agosto 2017 sospendendomi il cortisone: cura che stavo facendo in quel periodo per poter respirare, sperando con questo di poter aver una diagnosi certa. Restammo d’accordo che dopo la sospensione del cortisone e gli effetti che ne avrebbero, secondo loro, dovuto conseguire sui polmoni avremmo fatto un programma di rientro in Day ospital per i primi di settembre per eseguire la biopsia polmonare. Se questo non fosse avvenuto non restava altro che un intervento chirurgico al polmone molto invasivo. Senza la diagnosi non si sarebbe potuto iniziare nessuna cura. 

Vado a casa con mia moglie: tutte e due felici che il tumore fosse sparito, ma perplessi perché i dottori dicevano che non poteva essere sparito nel nulla. Siamo anche un po’ preoccupati perché se dopo la sospensione del cortisone non succedeva nulla avrei dovuto fare questo intervento chirurgico. Decidiamo dopo varie condivisioni con qualche fratello e sorella di cui abbiamo molta stima di prenotare una visita da un altro chirurgo all’ospedale di Vimercate dove lavora la nostra sorella Ana. Siamo accolti dallo stesso in modo molto competente e umano. Ci spiega che tutto quello che stanno facendo a Lecco, è giusto, e ci esorta a stare tranquilli e di continuare il nostro percorso a Lecco dato che è molto più vicino a casa nostra. 

Come da accordi precedenti dopo aver smesso la cura di cortisone il respiro era ritornato affannoso e i polmoni erano pronti; di conseguenza il 10 settembre 2017 mi ricovero in Day ospital e mi preparano per la nuova biopsia decidendo di intervenire nella parte alta del polmone. 

Sono entrato nella sala teleguidata con monitor e l’infermiera comincia a depilare la parte destra da trattare. Ma, il chirurgo che avrebbe dovuto fare la biopsia all’ultimo momento comanda all’infermiera di cambiare subito la parte che stava preparando e di predisporre invece il polmone sinistro: l’infermiera, infastidita non comprendendo questo cambiamento, diceva al chirurgo che si stava sbagliando perché l’intervento era fissato per il polmone destro e non per il sinistro. Assisto allibito a una specie di botta e risposta tra loro che finisce con la decisione del chirurgo che si prendeva la responsabilità di questo cambiamento perché attraverso il monitor aveva visto che nel polmone sinistro c’era una parte di malattia molto più estesa quindi la sua biopsia avrebbe avuto sicuramente più probabilità di successo per il risultato finale: cioè avere la diagnosi certa. 

Devo dire che in quel momento per un attimo ho vacillato: mille pensieri di paura e non fiducia turbarono la mia mente. Per placare questo turbinio di pensieri umani mi sono rivolto in preghiera a Dio e gli ho detto: “Signore se tu hai permesso che cambiasse il polmone all’ultimo momento io mi fido di Te, ti prego Signore, guida Tu le mani del chirurgo e sia fatta la Tua volontà”. In questo “sia fatta la Tua volontà” accettavo qualsiasi cosa mi fosse accaduta: anche la morte fisica. 

Grazie a Dio che ha guidato ogni cosa, anche il chirurgo nella decisione di cambiare polmone, la biopsia ebbe successo. Ora c’era la diagnosi certa della mia malattia: “Linfoma Follicolare al quarto stadio”. Per dare informazione certe scrivo per esteso cosa è un linfoma follicolare: è un tumore con le seguenti caratteristiche. 

Il linfoma follicolare è una forma di linfoma caratterizzata dalla proliferazione delle cellule B senza alterazioni nella struttura nodulare dell’architettura follicolare. Nei linfomi avanzati, è indicata l’immunoterapia (rituximab con CHOP). Nel caso di recidive chemio sensibili, il trattamento deve essere intensificato. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del’80-90% e la sopravvivenza media è di 10-12 anni. I linfomi non Hodgkin sono convenzionalmente classificati secondo i seguenti stadi: 

stadio 1: il tumore interessa un unico distretto linfonodale; 

stadio 2: il tumore interessa due o più distretti linfonodali situati tutti da un solo lato del diaframma (o sopra, nel torace, nelle ascelle e nel collo, o sotto, nella pelvi o negli inguini); 

stadio 3: il tumore è localizzato ai linfonodi su entrambi i lati del diaframma; 

stadio 4: il tumore si è diffuso oltre i linfonodi, per esempio a fegato, polmoni o ossa. 

ECCO! Il mio è il più grave, il 4 stadio è diffuso nei polmoni e subito i medici programmano la immunochemioterapia con rituximab. 

IL giorno del mio compleanno 4 ottobre 2017 inizio la mia prima terapia: un programma di 6 infusioni ogni 21 giorni. Le prime terapie le affronto abbastanza bene, la mia Dottoressa oncologa F.P. mi dice che sono molto forte sia fisicamente che psicologicamente e che questo mi aiuta moltissimo. Anche le infermiere che mi somministrano le terapie sono meravigliate dal fatto che affronto ogni cosa sempre con il sorriso, con simpatia coinvolgendo anche gli altri pazienti favorendo così un clima di serenità. Ho testimoniato del mio Dio a tutto il reparto oncologia di Lecco a cui ho portato anche i calendari con versetto biblico giornaliero. Con questo auspico che la gloria di tutto vada solo a Dio. 

Nonostante la mia tempra molto forte, le ultime due terapie mi debilitano molto! E’ vero, Dio mi ha dato una tempra molto forte ma senza il suo aiuto, il suo sostegno e il suo conforto, non sarei ancora qui. Credo con tutto il cuore che Dio mi ha sostenuto, ha fatto in modo che le terapie abbiano avuto successo sul mio male, lo so perché lui lo dice nella Bibbia in Deuteronomio 32:39 Ora vedete che io solo sono Dio e non vi è altro Dio accanto a me. Io faccio morire e vivere, io ferisco e risano, e nessuno può liberare dalla mia mano”. Quindi, prima di tutto ringrazio Dio che mi sostiene e non mi ha fatto morire,ringrazio i fratelli e le sorelle che hanno pregato per me e infine anche i medici e gli infermieri che sono stati da Dio usati per farmi del bene! 

Attualmente sto ancora finendo le terapie chemioterapiche biologiche di mantenimento che faccio ogni due mesi. Sono quasi alla fine e confido sempre nel Signore che mi da la forza di andare avanti: i vari controlli periodici, la tac e altri mi danno teoricamente per guarito. Come scritto sopra, questo tipo di tumore ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni della malattia del’80-90% e una sopravvivenza media di 10-12 anni. 

A oggi, a parte gli acciacchi dovuti ai postumi della chemioterapia fattami all’inizio e quella di mantenimento che sto facendo, ora sto abbastanza bene e proseguo con una vita quasi regolare come prima. 

Spesso nei momenti di sconforto rammento come ero due anni fa. In questo modo tutte le preoccupazioni, i malumori e i risentimenti sfumano piano piano facendomi apprezzare la vita che Dio mi ha concesso di restare con mia moglie, mia figlia, mio genero, i miei nipoti e la mia famiglia in Cristo, la Chiesa. Tutti questi doni sono preziosi e non li posso sprecare. 

C’è sempre un piano dietro il disegno di Dio, ed io sono pronto a fare del mio meglio finché Dio lo vorrà. 

Con questa mia testimonianza intendo come scritto sopra dare gloria solo a Dio per tutto quello che ha permesso e permette nella mia vita e desidero che possa aiutare chiunque la leggerà a credere nell’unico Dio che può ogni cosa. Prima di tutto, Dio attraverso il sacrificio di Gesù dona a chiunque la vuole e gliela chiede riconoscendosi peccatore la vita eterna. Non solo, dopo questo dono Dio diventa nostro Padre e si prende cura di me e di te durante il cammino sulla terra della nostra vita, permettendo che qualsiasi cosa cooperi al nostro bene. 

Voglio lasciarvi con due versetti: 

Giovanni 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 

Romani 8:28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 

Dio ti benedica! 

Massimo Falasconi